Nell’intima sostanza di ogni vera arte c’è l’ansia dell’infinito.
Fin dai primi tempi diverse specie di ominidi popolarono la terra. C’erano quelli che si sentivano tutt’uno con l’elemento terreno e intemporale, e quelli che si sentivano soli nella propria separatezza. I primi costituirono la razza dei sublimi, i secondi quella dei conquistatori.
Furono i secondi a dominare. Naturalmente. E in tutta la terra si propagò una civiltà che non convive con ciò che la circonda, ma lo piega, lo distorce, lo distrugge, lo uccide. La civiltà che ha partorito il razionalismo.
Per fortuna gli uomini che guardavano le cose, soprattutto con gli occipitali, non perirono del tutto, ma perdurarono, anche se ridotti a una sottospecie a parte : quella degli artisti. E diedero all’umanità nel corso della storia un elemento chiave per non perdere del tutto l’equilibrio : l’essenza dei fatti, la visione interiore, l’arte.
Uno dopo l’altro i movimenti artistici di tutti i tempi nacquero e invecchiarono, così come gli uomini che li avevano creati. Invecchiavano quando diventavano tecnicistici, ripetitivi. Ma vitalmente riprendevano il cammino movimenti nuovi, che restituivano al loro compito il dinamismo della creatura nuova. Così nel secolo XX abbiamo visto passare successivamente, con sempre maggiore celerità, i cubisti, i futuristi, i dadaisti, i metafisici, il surrealismo…
Sembrerebbe che non esistano più nuove possibilità da sperimentare. La febbrile attività del nostro secolo in questo campo dà l’impressione di aver sperimentato tutto. C’è stato anche chi ha parlato di morte dell’arte. Tuttavia, da poco tempo è nato un nuovo movimento : l’I.N.I. (Internazionale Novatrice Infinitesimale). Un movimento che basa la propria attività artistica su due premesse fondamentali : l’infinito e l’universalità.
Theilard de Chardin ha detto che quando terminò l’evoluzione della materia e tutto acquistò l’aspetto di ciò che è fermo, immobile, cominciò a manifestarsi un’intensa crescita di un albero nuovo, ma questa volta nelle coscienze.
Noi latinoamericani, riprendendo dopo lunghi secoli di occultamento la continuità delle culture primitive, troviamo in questo movimento un punto d’incontro. Quello dell’evoluzione delle culture eurasiatiche, di ritorno dal razionalismo, con quelle indoamericane, che riacquistano le concezioni olistiche delle origini.
Poiché pensiamo che un filo sottilissimo unisca nel più profondo tutti gli esseri viventi, salutiamo lieti questo movimento internazionale e accettiamo di unirci a esso, dietro l’invito dei nostri fratelli italiani Bertozzi, Aga-Rossi, Russo, Tamburrini, Merante, Mattioli, Sav’ini, Ferrua, Marchi, Franceschi, De Mattia, Liotta, Crea, Chiarantini, Barbella, Ricaldone, Iniello, Di Lullo; i francesi Jean-Paul Curtay, Alain Borer, e molti altri che unitamente a loro hanno creato la strada migliore per la pace tra i popoli : un’arte universale.
Da oggi, quindi, dichiariamo in marcia l’Inismo in Argentina.
Julio Carreras (h)
Santiago del Estero
Esteban Olocco
Córdoba
Hugo Fiorentino
Buenos Aires
Daniel Doñate
Córdoba
Santiago del Estero, 22 luglio 1986.