La terza lettera dell’acronimo INI sta per INFINITESIMALE. Sull’INFINITESIMALE si basa la critica inista.
Non è sul libro
sul capitolo
sulla pagina
sul verso o rigo
che studiamo dove si è concentrato l’autore, ma sulla parola. Sul suo suono, la sua unicità nel contesto, la sua funzione esclusiva, il suo posto magico.
Per il giudizio di qualsiasi opera.
Per quelle iniste si valuterà con maggior attenzione pure la lettera, il fonema, e così via fino alle forme più recondite di un infinitesimale patetico.
§§§
Scritta una parola non si deve pensare alla frase seguente, ma alla parola seguente, si deve cioè tradurre quell’attimo irrepetibile.
Tutti hanno idee da esprimere.
Tutti possono esprimere idee.
Le idee cambiano il tempo.
Il tempo cambia le idee.
Vi sono più stelle nell’universo che granelli di sabbia in tutte le spiagge e deserti della terra. Noi siamo arrivati quasi a contarli e vi diciamo che in quest’immensa precarietà possiamo inserire il nostro flebile termometro.
!!!Non basta avere idee, occorre saperle scrivere!!!
L’infinitesimale valuta il grado di pathos prodotto da ogni
singola parola
o pausa o
fonema
o inia.
All’inizio dell’epoca moderna vi furono i protoromantici e tra i figli disseminati da Rousseau crebbe Utopia. Poi i romantici presero vera coscienza delle nuove parole. La fase di ampiezza della scrittura raggiunse i confini del possibile. Con Baudelaire iniziò la fase di concentrazione e iniziò pure la discesa che porta all’infinitesimale. L’autore si concentrò sul singolo brano o poème (s’intenda però ogni forma di scritto breve). Ma i suoi Petits poèmes en prose, pur se superiori alle compiacenti Fleurs du mal, risultarono troppo annacquati, troppo legati ancora alla fase di ampiezza. Verlaine quasi per sbaglio e Mallarmé lucidamente scesero ancora nel Maelstrom della concentrazione, verso l’infinitesimale, sul verso o rigo. Rimbaud quindi distrusse il rigo scritturale per la lettera e presagì il fonema e forme di afonismo (ne fu poi terrorizzato e cambiò registro). I futuristi giunsero all’infinitesimale, alla fine della fase di concentrazione (dopo Dadà, il nulla), ma più per intuizione estetica che per coscienza critica.
@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@
Con l’Inismo, da una parte si torna alla fase d’ampiezza ripercorrendo tutti i cammini con prospettive nuove, dall’altra ci si stabilizza nella concentrazione, nell’infinitesimale proprio per la massima attenzione rivolta a ogni elemento scritturale, sia
singola parola
o pausa o
fonema
o inia.
Mentre la Nouvelle Critique sembrava voler suggerire di ingravidare la nonna per poter con la tradizione generare il nuovo,
gli inisti,
evitando l’incestuoso rapporto denunciano l’
assenza di vita
che ha quasi sempre caratterizzato la critica e le flaccide schiere dei suoi eunuchi, che sentenziano su ciò che non conoscono,
propongono
che il critico riviva nel limite del possibile (e pure della morale) le esperienze che tratta. Ciò è particolarmente praticabile nella letteratura odeporica, settore privilegiato della critica, perché
Il viaggio è la componente costante di ogni opera
(G.-A. B., Guida del Rivoluzionario)
Componente costante di ogni opera
è pure il
MItO
anche quando i riferimenti non sono palesi: gli antichi ci hanno trasmesso un complesso di narrazioni meravigliose e straordinarie, che erano nate per spiegare agli uomini i segni della vita: la mitocritica, branca dell’infinitesimale, si allarga poi alla riscrittura del mito antico e alla invenzione di quelli moderni,
fino alle moderne tecnologie :
il simbolo @ prima che internet si diffondesse fu utilizzato dagli inisti, nel secondo manifesto, Apollinaria Signa, del 1987. Questo interpretato come un’inia sprigiona energia infinitesimale, correndo sulle reti mentali e informatiche in senso alternativo ed eversivo, non come informazione, ma potenziale creazione se il pensiero è poetante, libero.
@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@
La Traduzione è il Tutto: Tutto è nella Traduzione; Tutto è per il Testo; Tutto è nel Testo. Il Critico è Traduttore; la sua fronte è doppia come quella di Giano. §§§§§
Con queste parole gli inisti spingono la traduzione (anche la traduzione astratta, ovvero il rapporto tra entità dissimili) nella zona più viva e sensibile della comparatistica, terreno oggi fondamentale per ogni approccio critico.
Il critico coglie la transizione tra sentire e dire.
Ogni parola è una traduzione.
La comparatistica non è figlia dell’Avanguardia, ma della Sensibilità creata dall’Avanguardia.
In area creativa i discorsi chiari sono riservati alle persone limitate; una frase o un’espressione che ha un solo significato è veramente una natura morta.
@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@
scrivemmo in passato. E così è. Ma diffidiamo di chi, privo di idee, propone oscure logorree.
Inia dell’albero della pazienza & perseveranza
inia della montagna solitaria
e inia del falco cieco
Queste tre inie vogliono ricordare al critico che il problema del male e la letteratura già affrontato in sede creativa nel manifesto Apollinaria Signa e ripreso in varie occasioni da una giovane inista (su Georges Bataille) e da un noto inista (su Lacenaire) si ripresenta in termini insoluti, in questo mondo sconvolto del terzo millennio, a causa del grado di evoluzione degli uomini, riaffermando purtroppo le nostre profezie. Proseguiamo il cammino nell’attesa di un’altra primavera.
- … e quelle vecchie orecchie sono così piene di cerume che è solo per istinto che vengono usate
- e quei graffiti sui muri possono essere compresi solo da una gioventù vittoriosa
- e il parossista, il visionario incalzano verso l’infinitesimale fino all’ultima goccia di sudore
- e la vostra occasione è così unica che non si ripresenterà una seconda volta…
Gabriele-Aldo Bertozzi, Kiki Franceschi, Antonio Gasbarrini, Gabriella Giansante, Angelo Merante, François Proïa
1* maggio 2005