Definizione dell’Inismo

  • L’Inismo ha promosso le avanguardie, l’Astrattismo in particolare, ma ha ampiamente superato l’Astrattismo, il Cubismo, il Futurismo, il Surrealismo e la Pop art.
  • A) Definizione tratta dal Catalogo dell’Arte Moderna, n. 53, Editoriale Giorgio
    Mondadori :

INISMO

Movimento internazionale d’avanguardia

L’Inismo è stato fondato da Gabriel-Aldo Bertozzi al Café de Flore di Parigi il 3 gennaio 1980. Il nome viene dall’acronimo INI formato dalle iniziali di Internazionale Novatrice e Infinitesimale. La terza componente, senz’altro la più caratterizzante del movimento, ha più valenze. Una delle principali è quella atomica. È pure la più nota per l’esempio ormai ripetuto da tutti: «come in fisica è avvenuta la scissione dell’atomo, nell’Inismo è avvenuta  a scissione della parola e del segno». Per le altre si rimanda ai vari siti dell’Inismo, in particolare: www.inisme.com Una definizione di Inismo, la più nota, è la seguente:

L’Inismo (o INI = Internazionale Novatrice Infinitesimale), movimento diffusosi soprattutto in Europa e in America, propone una nuova estetica nuova in tutti i campi della creazione visiva, scritta e sonora. L’impiego di nuove scritture calligrafiche, alfabetiche, simboliche e alchemiche (spesso
con l’uso della fonetica internazionale) assume un valore di creazione e non d’imitazione, di conoscenza e non di realtà fotografabile. Questi segni, chiamati «inie», vogliono essere un’orchestrazione di sentimenti e di pensieri, la visione multipla e globale che ci offre la vita.
Con l’Inismo è iniziata la Terza Fase dell’Avanguardia, quella che viene nominata RR, Rivoluzione Rivoluzionata, che segue prima la fase della rivolta (Futurismo e Dadaismo), poi quella della rivoluzione (Surrealismo).

Tra i maggiori artisti inisti presenti e passati :
Gabriel-Aldo Bertozzi, Giovanni Agresti, Angelus Novus (alias Angelo Merante), Jorge Barreto, Amina Ben Damir, Julio Carreras, Sara Di Minni, Mark Fisher, Robert Ferry, Pietro Ferrua, Iniero Garesto (alias Lorenzo Agresti), Eugenio Giannì, Gabriella Giansante, Paul Lambert, Lex Loeb, E. Nessuno (alias Georges Murillon), Juan Francisco Molero Prior, François Proïa, Federico Raimondo, Antonino Russo, David W. Seaman, Antonietta
Valenti, Neli Maria Vieira, Marie Claire Wellinger. Scomparsi : Laura Aga- Rossi, Franco E. Albi, Lisiak-Land Diaz, Giorgio Mattioli, Moreno Marchi, Giulio Tamburrini.


NOTA
A complemento della definizione pubblicata nel Catalogo dell’Arte Moderna di cui sopra, si sottolinea la spiccata tendenza dell’Inismo per la filosofia, la fisica, la semiotica. 

1) Per la filosofia si veda in particolare il manifesto Appollinaria Signa. Secondo manifesto Ini (1987) nel quale, tra l’altro, si indaga sul MALE.
2) Per la fisica si consideri la quarta valenza dell’Infinitesimale, la “valenza mistica” che si basa su una considerazione quasi ignorata dagli artisti del passato e che è stata fino
a ieri patrimonio esclusivo della scienza, quella che tiene conto dei milioni di anni della Terra. Inoltre si dichiara : « L’ASSOLUTO era prima del principio e dopo la fine. L’assoluto volle gli universi, le galassie, il sistema solare, la Terra, gli uomini e DIEDE LORO LE ENTITÀ DI SPAZIO E DI TEMPO. Così presero vita gli universi, le galassie, il sistema solare, la Terra, gli uomini, le cose, regolati dallo spazio e dal tempo. Qualche uomo chiamò mistero il “prima del principio e dopo la fine”, i più lo ignorarono (… e assegnarono molti inutili premi Nobel). L’Inismo ne prese coscienza».
3) Per la semiotica si considerino le INIE, ipersegni qui sopra descritti.


  • B) Definizione tratta dal volume Saggio sull’Arte contemporanea d’avanguardia. L’Inismo di Eugenio Giannì, Valencia (Spain), El Doctor Sax – Beat & Books, 2017: Nel 1980 l’Internazionale Novatrice Infinitesimale, che si affaccia alla luce del sole. In quell’anno, contrariamente a quanto è accaduto ai movimenti dopo le grandi avanguardie storiche, non solo riesce a superare gradualmente le sue fasi iniziali, ma sostanzia il movimento come la quarta avanguardia dopo Futurismo, Dadaismo e Surrealismo. La ragione si annida nella consapevolezza che qualora s’intenda ribaltare la cultura, la rivoluzione deve essere innovativa e permanente : non una rivoluzione come mutamento della ricerca, arte del non-senso o atteggiamento ideologico eversivo, ma rivoluzione come innovazione del sapere e l’abolizione dei settori operativi. L’Inismo è un’avanguardia che anticipando le esperienze di fine secolo, trasforma l’arte del fare in arte della vita.

    C) definizione tratta dal saggio « Una poetica proteiforme. Viaggio intorno all’inia, evento creativo produttore di significati » di Angelus Novus (Angelo Merante), in Omaggio all’Inismo. Movimento Internazionale d’Avanguardia, a cura di Francesca Caldari e Rodolfo Bertozzi, Pescara, SIGRAF (collana «Rosas», 2), 2016, in precedenza pubblicato in francese in Inisme, Monographie réalisée à l’occasion de l’exposition au

Salon di Vieux Colombier (Mairie du VIe – Paris), Présentation de Jean-Pierre Lecoc, Maire du 6e arrondissement, Vice-Président du Conseil général de Paris et Olivier Passelecq, Adjoint au Maire chargé de la culture, 2014:
Gli inisti, come delineato nel primo manifesto INI del 1980, non intendono circoscrivere (né delimitare) scrittura, pittura, musica, architettura, scultura, teatro, fotografia, cinema, video, grafica, moda. Essi hanno esposto, in teatro, come quadri, composizioni poetiche fatte di oggetti, di colori, di fonemi. Hanno realizzato (e
continuano a farlo, in forme sempre nuove) poesie nelle quali i segni scritturali convivono con parole fatte di pittura o scolpite nel marmo. Le parole iniste, fotografiche, architettoniche, musicali, teatrali, dimostrano che sia possibile e necessario andare oltre, abbattendo in modo sistematico le barriere culturali e i vecchi generi espressivi e operativi che comprimono e limitano la creatività.

Il nome stesso del movimento, Internazionale Novatrice Infinitesimale, formato da tre termini tutti indicanti espansione, ne rivela l’intento programmatico (Internazionale, oltre il richiamo all’estensione geografica, pone in risalto l’incontro e l’approfondimento transculturali; Novatrice mette in evidenza l’incessante attività creativa; Infinitesimale rende conto che nel processo di continua scomposizione e riorganizzazione del materiale poetico risiede la sua inesauribile capacità di evolversi, nella poetica e nella vita, con tutte le ripercussioni creative, filosofiche e critiche).
La “visionarietà” e il “pathos dell’inimmaginabile” giungono all’uomo attraverso la mente, il sentimento, l’esplorazione. L’inista risponde nella sfera della creazione. È un processo ininterrotto e bidirezionale, dalla deduzione all’induzione. Se, da un lato, il sentire prende forma in opere di creazione, dall’altro, la spinta verso l’arte del fare apre nuove prospettive al sentire. Vale a dire che l’inista ha piena coscienza di agire, nella creazione, per preparare il poeta di domani. Formulato da Gabriel-Aldo Bertozzi nel 1983, il concetto è stato a più riprese approfondito:

[L’avant-garde :] son but est de créer de nouveaux espaces, d’autres sensibilités. Avant-garde signifie aussi art potentiel. En comparant le code de Rimbaud avec les plus récentes,  nous avons la formule suivante:

poète : voyant = créateur : poète

En d’autres termes, le poète devient voyant comme le créateur est celui que prépare le poète de demain. Le créateur sera donc compris dans une acception nouvelle qui comprend le concept d’exploration.
[Gabriel-Aldo BERTOZZI, «Introduction à l’avant-garde», in Une heure de littérature nouvelle. Projet et
réalisation, 2013]

Gli inisti operano per superare i settori operativi, consapevoli che ciò non significhi sommare i mezzi espressivi ma ridefinire l’essenza di ciascuno di essi, restituendo pregnanza al loro uso. È sempre necessaria, prima, la poetica. La poetica inista, unitaria e
unificatrice, moltiplica i suoi canali comunicativi in relazioni inedite, audaci, seducenti, meravigliose. Per gli inisti, pertanto, il termine “multimediale” (già di per sé utilizzato troppo, male o a sproposito) dovrebbe identificare piuttosto una filosofia. È una coscienza supermediale (meglio che multimediale, come preciserò più avanti) che indirizza il paradigma estetico inista della simultaneità:

[…] aujourd’hui, grâce à l’expérience iniste, par simultanéité on n’entend plus simplement le fait de représenter sur deux ou plusieurs plans différents, mais carrément dans des sphères
différentes, émotives, sensitives, régénératrices […]
[Gabriel-Aldo BERTOZZI, La Réalité Virtuelle, 1994, in Une heure de littérature nouvelle, cit.]

Fra le prime sfere considerate in ambito inista, spicca quella del linguaggio, «le domaine de la voix humaine écrite, parlée, articulée, criée en deçà et au-delà des mots» per dirlo con le parole del primo manifesto INI. La parola stessa, nell’approfondimento critico inista, è stata analizzata, scomposta, frazionata, messa in discussione, superata.
Essa è stata progressivamente “scissa” fino ai suoi costituenti elementari, i segni (nel senso più ampio, sia esso materiale: grafie, colori, fonemi, suoni, immagini, forme; sia immateriale: idee, sensazioni, sentimenti). Non contaminati dall’uso convenzionale, i segni possiedono valenze poetiche inedite. Liberi dalle convenzioni e dall’uso quotidiano, i segni si espandono, si aggregano, si ricombinano. Essendo elementi puri,
quintessenziali, essi si moltiplicano individuando le nuove parole della comunicazione estetica.
L’approccio creativo inista definisce in sostanza un altro e un altrove. Partito dalla parola, procede oltre la parola. Attraversa i segni e le unità minime del linguaggio per tornare alla purezza di quando la parola era un evento epifanico e si univa all’atto creativo. Oggi può essere fatto altrettanto. In modo più profondo, se si tiene conto della maggiore consapevolezza storica,  psicologica, critica.

Noi diamo invece al segno valore di creazione e non di imitazione, di conoscenza e non di realtà fotografabile. I segni sono un’orchestrazione di sentimenti e pensieri, la visione multipla e globale che ci presenta la vita. E colgono l’ordine supremo che nasce dal caos. Li abbiamo chiamati «inie».
[Gabriel-Aldo BERTOZZI, da: «Il Segno inista», testo introduttivo a Inismo. 1980-1990, Roma-
Cassino, 1990]

L’inia è dunque il luogo geometrico dell’esplorazione annunciata e messa in atto. L’espressione e il pathos si sono fusi in un’essenza unica e unitaria. Ricerca e scoperta
sono un tutt’uno che esige di essere osservato, assorbito, vissuto. L’inia non è imitazione o narrazione. Non si pongono limiti alle proiezioni del pensiero: l’inia è un tessuto di segni-significanti-idee. È parola-colore, parola-suono, parola-architettura, parola-mondo, parola-galassia, parola-idea (e infinite altre, unico limite essendo le idee). L’inia è opera di creazione, per questa ragione gli inisti hanno lasciato:

[…] che si chiamassero «astratti» i nostri poemi da cui sono esclusi i vocaboli convenzionali per una rappresentazione più universale dei sentimenti. Li compongono inie, parole inedite,
puri fonemi, insieme o separatamente.

[Gabriel-Aldo BERTOZZI, da: «Il Segno inista», cit.]

Per riassumere, dalla combinazione dei segni – libera e articolata su piani diversi e simultanei, abbracciando sfere diverse, emotive, sensitive, rigenerative – scaturiscono senza soluzione di continuità nuove forme espressive, elementi primari di una comunicazione estetica che supera le precedenti definizioni (e delimitazioni) operative e oltrepassa i generi espressivi con le rispettive essenze (grafiche, sonore, fonetiche, cromatiche, materiche e altro). Esse si fondono e ne generano continuamente altre, in un significare ampio, inedito e
ininterrotto. Per tale ragione, insisto sulla super-medialità inista, produttrice di significati, di idee, piuttosto che una multimedialità.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *